Superbonus, “Non chiedetelo è una truffa”: rubati 1,6 milioni di euro in Sicilia | Ci stanno cascando tutti

Frode sui bonus edilizi, il caso che riaccende il dibattito sui controlli e le falle del sistema: il fenomeno delle truffe sui bonus
Negli ultimi anni, con l’introduzione del Superbonus 110% e degli altri incentivi legati alla riqualificazione energetica e sismica, le autorità hanno registrato un incremento significativo dei tentativi di frode ai danni dello Stato. La complessità dei meccanismi di cessione del credito e la mole di risorse immesse nel sistema hanno aperto spazi di vulnerabilità, sfruttati da gruppi organizzati per generare crediti fiscali fittizi.
Le modalità sono spesso simili: vengono attestati lavori di ristrutturazione mai eseguiti, accompagnati da false fatture e documentazioni tecniche irregolari. Attraverso la cessione dei crediti, i responsabili riescono a monetizzare somme consistenti, trasformando benefici fiscali inesistenti in denaro reale. Un meccanismo che ha reso necessario un rafforzamento dei controlli preventivi e un maggiore coordinamento tra Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e banche.
In molti casi, la frode non si limita a un singolo episodio, ma coinvolge una rete di professionisti, tecnici e imprese che, agendo in sinergia, riescono a costruire un’apparente legittimità formale. Architetti, commercialisti e ingegneri compiacenti rilasciano asseverazioni e certificazioni false, rendendo difficile distinguere i casi regolari da quelli fraudolenti.
Le truffe sui bonus edilizi rappresentano un doppio danno: economico, per le casse pubbliche, e reputazionale, per il comparto dell’edilizia e dei professionisti onesti. Ogni euro sottratto illegalmente al sistema riduce le risorse destinate ai progetti reali e mina la fiducia dei cittadini nelle politiche di incentivo.
L’intervento della magistraturaIn questo contesto si inserisce anche l’ultima indagine condotta dalla Procura di Patti, che ha portato al sequestro di beni per 1,6 milioni di euro e alla denuncia di undici persone, tra cui professionisti e imprenditori. Secondo gli inquirenti, il gruppo avrebbe ottenuto crediti d’imposta inesistenti legati a lavori di ristrutturazione mai realizzati nei comuni di Mistretta e Tusa, nel Messinese.
La Guardia di Finanza ha ribadito l’importanza di rafforzare le verifiche preventive e di rendere più stringenti i controlli sui flussi di cessione dei crediti. “I sistemi di incentivo sono fondamentali per sostenere l’economia – spiegano le Fiamme gialle – ma devono essere protetti da chi li usa in modo illecito per fini personali”.

Negli ultimi mesi il Governo ha introdotto modifiche alle norme sulla tracciabilità dei crediti e sulla responsabilità solidale di chi li acquista. L’obiettivo è evitare che la catena delle cessioni renda impossibile risalire al soggetto che ha generato la frode, garantendo allo stesso tempo la tutela dei contribuenti in buona fede.
La sfida per il futuro sarà conciliare l’efficacia dei bonus con la necessità di prevenire gli abusi. Strumenti pensati per stimolare la crescita economica e la sostenibilità non possono trasformarsi in occasioni di arricchimento illecito. L’inchiesta di Patti, come molte altre in Italia, rappresenta un campanello d’allarme e un invito a rivedere le maglie del sistema, affinché la sicurezza dei controlli non soffochi ma accompagni la ripresa.
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